Il mutato paradigma della responsabilità genitoriale – già potestà -, come da Legge 219/2012 e relativo D. Lgs. 154/2013, sottende alcuni meccanismi legati al capillare utilizzo dei servizi di social network; questi strumenti di socializzazione, permettendo di condividere pubblicamente informazioni e contenuti multimediali, pongono la società e la funzione genitoriale di fronte a nuove problematiche cui il diritto ha l’onere di dare dei contorni quanto più definiti.
Il fenomeno dello sharenting
Tra le nuove tendenze emergenti, quello del c.d. lo sharenting (da sharing e parenting) o over-sharenting, vede i genitori protagonisti del trattamento dei dati personali dei propri figli all’interno della rete globale dove condividono i più svariati contenuti riguardanti la loro crescita [così Steinberg, Stacey, Sharenting: Children’s Privacy in the Age of Social Media Emory Law Journal, 2017].
La vita dei nativi digitali fin dalla più tenera età appare potenzialmente riprodotta per intero all’interno della rete grazie ai frammenti di immagini e contenuti, dati e metadati, che li riguardano personalmente e la tendenza da parte di alcuni genitori a condividere informazioni suoi propri figli può diventare eccessiva; ne scaturisce una sfida per il diritto che riguarda, come in altri settori, il bilanciamento di interessi, come la tutela della privacy e del benessere psico-fisico del minore, con altri diritti altrettanto fondamentali, quali il diritto d’impresa e di libera circolazione delle idee e delle informazioni.
Il Memorandum di Roma del 2008
Dalla trasformazione, per la presenza dei servizi di rete, del rapporto tra sfera pubblica e privata e anche tra le varie sfere private, segue la necessità di un maggiore grado di consapevolezza degli utenti, in una con gli obblighi informativi dei fornitori di servizi, delle informazioni proprie e altrui che si vanno a cedere; e su questo vale richiamare l’attenzione sul Memorandum di Roma del 2008.
Il successo dei servizi dei social network ha determinato un innegabile mutamento dei rapporti fra gli utenti e la rete, tanto da generare spesso una certa confusione relativamente alla concezione di ciò che è pubblico e ciò che è privato: il fenomeno dello sharenting, in particolare, sta dimostrando come la scarsa attenzione alla tutela della vita privata dei propri figli, oltre a poter provocare effetti psicologici negativi, può anche condurre a conseguenze giuridiche rilevanti.
Non va dimenticato tuttavia che l’utente, qui il genitore, è il primo responsabile che non può prescindere dal confrontarsi con tecnologie capaci di condizionare in modo continuo e dinamico la realtà in cui i propri figli cresceranno.
Cesare Maioli