App Immuni come funziona

A partire da giugno 2020 è disponibile negli store Android e iOS Immuni, l’app di contact tracing sviluppata su commissione del Governo italiano. Vediamo come funziona Immuni e quali sono i presupposti tecnici alla base.

immuni come funziona

Dati di posizionamento nella vita di tutti i giorni

I nostri spostamenti sono ogni giorno raccolti dai produttori dei nostri smartphone, attraverso il sistema operativo e soprattutto le varie app installate.

Inoltre, in vari altri contesti i dati di spostamento vengono raccolti a fini soprattutto contabili o di sicurezza.

Si pensi ad esempio ai passaggi ai caselli autostradali, piuttosto che ai milioni di videocamere sparse per il mondo o alla registrazioni delle BTS nei tabulati telefonici per consentire successive analisi di tabulato telefonico.

Dunque già oggi è possibile aggregare molti dei nostri dati di posizionamento per diverse finalità.

I dati testé descritti non sono molto utili rispetto a un’analisi finalizzata al contenimento e all’individuazione di infezioni da COVID-19.

Per questo motivo occorre concepire un app ad hoc.

Immuni si propone pertanto di sviluppare precise modalità di raccolta dati – dei soli dati utili ai fini per i quali è nata – secondo algoritmi finalizzati a individuare situazioni di potenziale contagio.

Immuni: come funziona

Potremmo dunque definire Immuni come l’app anti coronavirus. Ciò non significa che sia un vaccino. Immuni rappresenta uno schermo protettivo che intercetta rapidamente i possibili contagiati, riducendo il rischio di contagi superiori a moltiplicatore 1 (il cosiddetto R0).

In questo senso, è importante comprendere come funziona Immuni, o meglio come dovrebbe funzionare, anche per tranquillizzare chi vuol procedere al download dell’app Immuni.

Ciò di cui ci sarebbe bisogno è solo il monitoraggio dei contatti tra persone.

Poichè non è chiaramente possibile monitorare ogni coppia di persone, questo monitoraggio avviene osservando i contatti ravvicinati tra gli smartphone in uso ad essi.

Non importa dove siano i cittadini, quanto siano lontani dalla propria abitazione, che sia giorno o notte.

Interessa unicamente tenere traccia del fatto che due persone (due smartphone) sono entrati “a contatto”, ossia siano stati particolarmente vicini tra loro, per un tempo minimo, in una certa data e ora.

Data e ora hanno unica funzionalità di comprendere se, all’atto della scoperta del contagio, il tempo trascorso sia rilevante oppure troppo ravvicinato o troppo distante.

Dunque, per quanto si possano ridurre i dati da raccogliere, l’app di contact tracing Immuni non può del tutto anonimizzare i dati, altrimenti non avrebbe senso!

Una tecnologia basata su contact tracing intende collezionare i contatti tra persone la cui profondità è definita dagli esperti del settore di competenza (i virologi), proporzionata ai tempi di incubazione del virus.

Si tratta di una tecnologia che non ha chiaramente la pretesa di sostituire gli strumenti diagnostici sanitari ma semplicemente di segnalare i soggetti potenzialmente a rischio contagio.

Chi ha avuto contatti a rischio entro un certo numero di giorni potrà così sottoporsi ad accertamenti.

Come funziona Immuni da un punto di vista di tecnologie

Per comprendere come funziona Immuni dal punto di vista tecnologico occorre fare una breve disamina delle tecnologie presenti all’interno di uno smartphone.

I tracciamenti possono essere svolti attraverso:

  • BTS di connessione dei dispositivi: esaminando la BTS a cui un dispositivo mobile si collega è possibile stimare approssimativamente la sua posizione sul territorio; si tratta della tipica attività di analisi di tabulati telefonici svolta nelle indagini, ad esempio in caso di omicidio;
  • vicinanza a reti Wi-Fi 802.11: esaminando la vicina a reti Wi-Fi note è chiaro che il dispositivo sia nel suo raggio di azione, dunque entro alcuni metri; tuttavia tale distanza può essere più ampia del necessario, con anche la possibilità che due persone siano in stanze, appartamenti, locali diversi e separati e dunque non a contatto;
  • posizione con GPS: si tratta di una misurazione di posizione molto precisa ma allo stesso ingannevole all’interno di edifici a più piani e in aree chiuse;
  • vicinanza via Bluetooth: connessione senza fili a breve distanza che consente di rilevare dispositivi in vicinanza.

Proprio quest’ultima tecnologia è quella prescelta per monitorare i contatti.

Quando due dispositivi entrano nel rispettivo raggio d’azione per un certo periodo di tempo, viene reciprocamente registrato l’identificativo anonimo dell’altra parte.

Nessuna geolocalizzazione, nessuna informazione personale o altri dati vengono registrati per consentire l’identificazione dell’utente.

Trascorso un certo tempo, gli eventi più vecchi verrebbero distrutti.

Dubbi e questioni sull’app di contact tracing Immuni

A parere di chi scrive, le maggiori perplessità non coinvolgono la sfera della privacy come in tanti sostengono.

Ormai la keyword Immuni privacy è una delle più gettonate sui motori di ricerca, ma i dati raccolti da Immuni sono già ampiamente in possesso di chi potrebbe avere interesse a gestirli.

Uno dei veri temi critici coinvolge il digital divide: si consideri che non tutti i cittadini sono in possesso di un dispositivo smartphone abbastanza aggiornato e con tecnologia Bluetooth.

In tanti non dispongono di un simile strumento (si pensi ai bambini o agli anziani), anzi all’atto dell’installazione è chiesto di dichiarare di avere un’età minima!

Altro tema interessante è relativo alla frammentazione dell’offerta tra i vari paesi del mondo.

In un mondo globalizzato, sarebbe stato auspicabile che almeno a livello di Unione Europea, così come ci sono stati diversi provvedimenti sul tema, ci si orientasse su un’unica soluzione condivisa, soprattutto in funzione della riapertura dei confini interni.

Purtroppo questa via non è stata intrapresa e non pare essere all’ordine del giorno.

Michele Ferrazzano

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