The digital economy and society index 2020 (DESI INDEX)

Nel recente rapporto “The digital economy and society index 2020” (DESI INDEX) l”Italia appare sempre più lontana dal resto d’Europa per quanto riguarda le competenze digitali.

Lo stato di salute dell’Italia nel Desi index

I dati pubblicati nell’ultimo rapporto “The Digital Economy and Society Index (DESI INDEX)” riferiti all’Italia denotano scarsa performance in vari campi.

Sviluppo della banda larga, uso dei servizi Internet e integrazione delle tecnologie digitali sono alcuni esempi.

Ma hanno destato preoccupazione in molti analisti quelli relativi alle competenze digitali del capitale umano dove, perse altre due posizioni, siamo ora all’ultimo posto in Europa.

L’emersione di tale primato “in negativo” preoccupa per le conseguenze a livello economico e sociale che potrebbe avere per lo sviluppo del Paese e per la perdita di competitività rispetto ad altri Paesi europei e impone una seria riflessione da parte dei decisori politici per invertire la rotta, ammesso che il tempo a disposizione non sia già scaduto…

Si pensi in particolare alle esigenze emerse alla luce del massiccio ricorso al digitale durante la pandemia da Covid-19, sia per il prosieguo delle attività scolastiche che di alcune attività lavorative grazie anche ai cospicui investimenti governativi sul digitale stesso.

desi index

Che cos’è il Desi Index

Il Rapporto The Digital Economy and Society Index 2020 (DESI INDEX) è un indice composito che sintetizza gli indicatori pertinenti nelle prestazioni digitali dell’Europa e che registra l’evoluzione degli Stati membri dell’UE in materia di competitività digitale.

Gli indicatori pertinenti sono la connettività e gli sviluppi del mercato della banda larga, le competenze digitali del capitale umano, l’utilizzo dei servizi Internet da parte dei cittadini, l’integrazione della tecnologia digitale da parte delle imprese, lo stato dei servizi pubblici digitali e della ricerca e sviluppo ICT.

Nello sviluppo della tecnologia 5G l’Italia occupa le prime posizioni nonostante i primi ostacoli a livello locale al diffondersi di questo tipo di tecnologie.

Tuttavia il nostro paese non è molto brillante in molti degli indicatori base dell’indice (in particolare nello sviluppo e nella diffusione della banda larga dovuto spesso anche ad ostacoli di carattere burocratico).

Per quanto riguarda le competenze digitali del capitale umano siamo invece precipitati all’ultimo posto.

Sembrerebbe strano un dato del genere se rapportato ai dati relativi agli acquisti di devices di ultima generazione prima del lockdown.

Più comprensibile se invece consideriamo l’utilizzo che dei devices la stragrande maggioranza degli utenti fa, ossia per mero scopo ludico come scaricare o consultare contenuti tipo musica, film, notizie, giochi e per interagire sui social network con amici e conoscenti.

Desi index: alcuni dati statistici

I numeri preoccupanti riguardano la percentuale molto più bassa rispetto alla media UE della popolazione che nella fascia 16-74 anni è in possesso di competenze digitali di base (42% contro il 58% della media UE) e di quella relativa a chi è in possesso di competenze digitali superiori (22% contro il 33% di media UE).

Molto sotto la media è purtroppo la percentuale di laureati e specialisti IT (1%, percentuale che ci fa sprofondare all’ultimo posto in Europa) e la Commissione stessa nelle sue note di accompagnamento al rapporto auspica che vengano poste in atto iniziative per ottenere un significativo aumento della percentuale di cittadini in possesso almeno delle competenze digitali di base.

La pandemia da Covid-19 ha imposto un massiccio ricorso alle tecnologie digitali per dare continuità a livello globale alle attività scolastiche e ad alcune attività produttive.

Dopo un primo periodo di incertezza, che potrebbe proseguire anche in futuro per evitare o perlomeno attenuare le conseguenze di una eventuale seconda ondata pandemica, tali carenze potrebbero determinare, se non affrontate immediatamente dal Governo, il definitivo distacco per quanto riguarda la competitività globale da quei Paesi europei già virtuosi e premiati ulteriormente dai dati del Desi Index, con tutte le inevitabili conseguenze a cascata in campo economico e sociale che si aggiungerebbero così alle conseguenze del “lockdown” dei primi mesi dell’anno.

Già lo scarso ricorso dei cittadini alle modalità digitali per il dialogo fra essi e la Pubblica Amministrazione, nonostante gli sforzi di quest’ultima per adeguare le sue piattaforme online, doveva rappresentare un campanello di allarme per i decisori politici circa il preoccupante divario digitale presente non solo nel confronto con il resto dell’Europa ma anche fra macroaree del territorio italiano.

Conclusioni

I dati emersi dal Rapporto, pur se riferibili al 2019, impongono una immediata risposta principalmente a livello scolastico (dalle scuole primarie alle Università) per adeguare i piani di studio, le tecnologie per le lezioni a distanza e l’offerta formativa alle richieste del mercato con una maggiore attenzione all’insegnamento delle competenze digitali ed a livello infrastrutturale, dove il Governo dovrà azzerare gli ostacoli burocratici che si frappongono al rapido sviluppo della connessione veloce in tutto il territorio nazionale e alla alfabetizzazione informatica della maggioranza della popolazione.

di Alfonso Buccini e Giada Francia

Permalink link a questo articolo: https://www.csigbologna.it/referenze/governance-di-internet/desi-index-2020/